Leggiamo in queste settimane su tutti i giornali della faccenda Malpensa legata al destino di Alitalia. L’ormai quasi certa vendita ai francesi della società aerea nostrana comporterebbe certamente l’abbandono da parte del nostro vettore dello scalo di Malpensa. Ma vorrei centrare il tema non tanto su Malpensa, ma in relazione al suo territorio in cui si inserisce, ovvero nel contesto economico milanese-lombardo.
Quella che oggi assistiamo non è nient’altro che un altro passo del declino lentissimo, ma inesorabile che il nostro territorio e sistema lombardo vive ormai da qualche anno e di cui i nostri governanti, soprattutto quelli regionali che avrebbero competenza e forza per agire, non sembrano accorgersi. Il raffronto va fatto, nei confini nazionali, con Roma. Infatti è la capitale d'Italia l’unica città che può competere a tutto tondo con Milano. Per capire chi sta vincendo la partita della competitività basta citare questi pochi dati: Malpensa perde la sua valenza di scalo principale nazionale cedendo lo scettro a Roma; tante multinazionali d’affari trasferiscono il loro quartier generale a Roma talvolta addirittura chiudendo la sede di Milano; il traffico passeggero d’affari 2 anni fa ha invertito la rotta: ogni mattina ormai sono molte di più le persone che viaggiano in direzione di Roma piuttosto che in direzione di Milano; il pil milanese negli ultimi anni è cresciuto intorno alla media italiana, quello di Roma è cresciuto a velocità doppia rispetto alla media; Milano vive da molti anni un lento e graduale spopolamento. E via dicendo si potrebbero citare le classifiche sulla qualità della vita, piuttosto che sulla velocità media a cui viaggiano le nostre merci nell’area metropolitana milanese. Credo che di segnali ce ne siano stati veramente tanti in questi anni, ma nessuno sembra accorgersene e subisce passivamente tutti questi processi pensando che siano l’uno svincolato dall’altro e trattando tutto sempre separatamente, perdendo così la visione di insieme che è importantissimo avere sempre in mente per inserire il problema nel giusto contesto. Inoltre in questi anni non si è cercata una direzione in cui andare, non stimolando precisi settori economici che si ritengono strategici per la crescita del nostro territorio. Già, ma qual è la strategia? Dove stiamo andando?
Credo sia arrivato il tempo di rovesciare la mentalità e invece che subire le scelte degli altri, cercare di anticipare le situazioni per poterle il più possibile guidarle. Ad esempio non credo fosse imprevedibile immaginare che la presenza di Alitalia a Malpensa sarebbe stata molto a rischio, poiché fortemente a rischio fallimento da anni. Per questo occorreva trovarsi pronti a fronteggiare il finale della storia di Alitalia, cosa che immancabilmente non è stata fatta, anche se il tempo a disposizione è stato molto lungo.
Oggi le opportunità economiche che offre Milano non sono più molto allettanti come lo erano tempo fa. Occorre ristimolare il tessuto economico che in alcuni casi si è seduto sulla ricchezza costruita in questi decenni di splendore dando un impulso all’economia attraverso le leve più adatte per condurre questi processi di sviluppo. Leve che sono principalmente in mano alla regione. Le nostre vicine regioni Veneto e Friuli lo fanno già da tempo stimolando le imprese e offrendo loro formule diverse di imposizione dell’Irap e costituendo società che permettano l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese dando nuovi impulsi e dirigendo le proprie imprese verso precisi ambiti economici. Questo significa avere una strategia ed offrire una proposizione di valore alle imprese che sia attraente per investire e produrre sul proprio territorio. Si aspettano dunque segnali dalle autorità competenti, concreti e veloci, perché oggi gli imprenditori che ogni giorno rischiano il loro denaro e la loro persona sul mercato non badano alle parole, ma ai fatti concreti. Speriamo che la faccenda Malpensa venga presa come un segnale di questa situazione e non come l’ennesima colpa di qualcuno dietro a cui chiudere gli occhi e far finta di nulla rispetto alle tante problematiche connesse. Ricordiamoci che Milano è ancora presente in alcune classifiche internazionale ricoprendo buone posizioni, questo significa che il potenziale c’è. Noi aspettiamo non dimenticandoci che lo sviluppo economico passa anche attraverso di noi. Il PIL, parametro principe di riferimento economico, non è nient’altro che l’insieme della ricchezza prodotta da ciascuna persona e quando leggiamo le statistiche aggregate su base locale o regionale, una parte di quel risultato è anche nostro. Ci siamo anche noi dentro quei numeri che appaiono tanto grandi, ma che in realtà sono formati da tantissimi numeri piccoli che rappresentano ciascuno di noi con il lavoro con il quale contribuisce allo sviluppo della nostra società intera.
Quella che oggi assistiamo non è nient’altro che un altro passo del declino lentissimo, ma inesorabile che il nostro territorio e sistema lombardo vive ormai da qualche anno e di cui i nostri governanti, soprattutto quelli regionali che avrebbero competenza e forza per agire, non sembrano accorgersi. Il raffronto va fatto, nei confini nazionali, con Roma. Infatti è la capitale d'Italia l’unica città che può competere a tutto tondo con Milano. Per capire chi sta vincendo la partita della competitività basta citare questi pochi dati: Malpensa perde la sua valenza di scalo principale nazionale cedendo lo scettro a Roma; tante multinazionali d’affari trasferiscono il loro quartier generale a Roma talvolta addirittura chiudendo la sede di Milano; il traffico passeggero d’affari 2 anni fa ha invertito la rotta: ogni mattina ormai sono molte di più le persone che viaggiano in direzione di Roma piuttosto che in direzione di Milano; il pil milanese negli ultimi anni è cresciuto intorno alla media italiana, quello di Roma è cresciuto a velocità doppia rispetto alla media; Milano vive da molti anni un lento e graduale spopolamento. E via dicendo si potrebbero citare le classifiche sulla qualità della vita, piuttosto che sulla velocità media a cui viaggiano le nostre merci nell’area metropolitana milanese. Credo che di segnali ce ne siano stati veramente tanti in questi anni, ma nessuno sembra accorgersene e subisce passivamente tutti questi processi pensando che siano l’uno svincolato dall’altro e trattando tutto sempre separatamente, perdendo così la visione di insieme che è importantissimo avere sempre in mente per inserire il problema nel giusto contesto. Inoltre in questi anni non si è cercata una direzione in cui andare, non stimolando precisi settori economici che si ritengono strategici per la crescita del nostro territorio. Già, ma qual è la strategia? Dove stiamo andando?
Credo sia arrivato il tempo di rovesciare la mentalità e invece che subire le scelte degli altri, cercare di anticipare le situazioni per poterle il più possibile guidarle. Ad esempio non credo fosse imprevedibile immaginare che la presenza di Alitalia a Malpensa sarebbe stata molto a rischio, poiché fortemente a rischio fallimento da anni. Per questo occorreva trovarsi pronti a fronteggiare il finale della storia di Alitalia, cosa che immancabilmente non è stata fatta, anche se il tempo a disposizione è stato molto lungo.
Oggi le opportunità economiche che offre Milano non sono più molto allettanti come lo erano tempo fa. Occorre ristimolare il tessuto economico che in alcuni casi si è seduto sulla ricchezza costruita in questi decenni di splendore dando un impulso all’economia attraverso le leve più adatte per condurre questi processi di sviluppo. Leve che sono principalmente in mano alla regione. Le nostre vicine regioni Veneto e Friuli lo fanno già da tempo stimolando le imprese e offrendo loro formule diverse di imposizione dell’Irap e costituendo società che permettano l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese dando nuovi impulsi e dirigendo le proprie imprese verso precisi ambiti economici. Questo significa avere una strategia ed offrire una proposizione di valore alle imprese che sia attraente per investire e produrre sul proprio territorio. Si aspettano dunque segnali dalle autorità competenti, concreti e veloci, perché oggi gli imprenditori che ogni giorno rischiano il loro denaro e la loro persona sul mercato non badano alle parole, ma ai fatti concreti. Speriamo che la faccenda Malpensa venga presa come un segnale di questa situazione e non come l’ennesima colpa di qualcuno dietro a cui chiudere gli occhi e far finta di nulla rispetto alle tante problematiche connesse. Ricordiamoci che Milano è ancora presente in alcune classifiche internazionale ricoprendo buone posizioni, questo significa che il potenziale c’è. Noi aspettiamo non dimenticandoci che lo sviluppo economico passa anche attraverso di noi. Il PIL, parametro principe di riferimento economico, non è nient’altro che l’insieme della ricchezza prodotta da ciascuna persona e quando leggiamo le statistiche aggregate su base locale o regionale, una parte di quel risultato è anche nostro. Ci siamo anche noi dentro quei numeri che appaiono tanto grandi, ma che in realtà sono formati da tantissimi numeri piccoli che rappresentano ciascuno di noi con il lavoro con il quale contribuisce allo sviluppo della nostra società intera.
Suggerisco la lettura del pamphlet di Rodolfo Casadei e Mauro Bottarelli "Delitto imperfetto. Il governo Prodi e la svendita di Alitalia e Malpensa". I dati appaiono "leggermente" diversi...
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