Riporto la mia lettera apparsa sul numero di venerdì di Settegiorni:
Gent. direttore,
a seguito delle molte lettere apparse sul vostro giornale riguardo la rimozione dei paletti di protezione della pista ciclabile di via de amicis, volevo esprimere il mio parere provando ad astrarre il fatto in sé e andando a fondo dei comportamenti che molto spesso i cittadini hanno nel vivere quotidianamente la propria città. Innanzitutto mi vengono in mente due principi del vivere civile e democratico molto importanti che nella discussione appaiono dimenticati soprattutto dall’anonimo D. C. Mi riferisco per primo al principio di legalità. Secondo me questo sta alla base di una comunità moderna e senza il suo rispetto entreremmo nel caos più completo. Infatti, se una porzione di carreggiata viene riservata alla mobilità dolce, quindi con contemporaneo divieto sia di sosta che di fermata, questa deve essere rispettata secondo le regole stabilite. Non esistono deroghe o eccezioni di tipo personale orientate alla esclusiva soddisfazione del proprio e unico bisogno di quell’istante (trovare parcheggio). Questo perché ogni regola è studiata appositamente per fare in modo che ciascun individuo possa vivere il meglio possibile la sua vita nella città. Il fatto di posteggiare la macchina lungo la pista ciclabile ha due effetti sotto gli occhi di tutti: il primo quello di creare traffico e coda tale da intasare completamente la via de Amicis rendendo in alcuni giorni difficoltoso l’accesso nella stessa via; il secondo quello di mettere a repentaglio la sicurezza stradale di chi percorre la via in bicicletta, poiché deve compiere uno slalom tra le macchine parcheggiate.
Il secondo principio (che si lega in maniera stretta con il primo) è invece quello della libertà. Infatti non credo possa esistere libertà senza il rispetto della legalità. Il complesso delle norme servono per garantire il massimo livello di libertà possibile e raggiungibile. La libertà del ciclista di percorrere tranquillamente la via in questione, si contrappone con l’abuso fatto dal parcheggiatore in divieto di sosta.
Mi rendo conto che, come detto all’inizio della mia lettera, questa situazione possa essere una forzatura per spiegare i due principi, ma credo che questo episodio (come tanti altri) sia sintomo e segnale del comportamento quotidiano di tante persone che sembrano dimenticare di essere all’interno di un sistema più ampio e che ogni loro mossa e scelta personale si ripercuote inevitabilmente sulla collettività intera. Il sentirsi parte di una comunità deriva infatti anche dal rispetto dei due principi esposti. Potrei citare tantissimi altri esempi in cui si nota come tante situazioni spiacevoli, che creano attriti tra gli abitanti, sarebbero evitabili se nella nostra cultura fossero ben radicati questi due postulati.
Una parola volevo spendere infine per quanto riguarda le affermazioni fatte sempre dall’anonimo D. C. riguardo alla scuola. Premetto che conosco molto bene tutte e tre le scuole della via de Amicis, poiché due le ho frequentate direttamente da bambino, mentre la terza perchè partecipo alle varie attività oratoriane. Conosco bene anche più in generale gli ambienti e le idee che circolano all’interno sia delle scuole pubbliche che private. Evidentemente così non è per l’anonimo D. C. se no si renderebbe conto che Marxismo e Leninismo nulla hanno a che fare con l’educazione e istruzione fornita dalla scuola pubblica. Io stesso, pur avendo frequentato per gran parte della mia vita scuole pubbliche non sono mai stato indottrinato in nessuna maniera. Non credo affatto di essere un caso unico o raro. Ho avuto (e come me tanti altri) professori che stanno dall’altra parte di quella in cui mi trovo adesso, come ho avuto professori che simpatizzano per la mia formazione politica di appartenenza. Nessuno di questi ha però mai fatto proselitismi di tipo politico, ma hanno sempre agito per trasmettere, oltre alle varie nozioni scolastiche, i valori fondamentali del vivere civico. Non vi è da nessuna parte nessun indottrinamento particolare.
Per concludere, spero che il mio contributo (forse poco pratico) serva perchè la società di oggi porti con sé i due principi da me citati per poter giorno dopo giorno migliorare e fare in modo che su solide basi si costruisca il futuro nostro, dei nostri figli e delle generazioni che verranno.
a seguito delle molte lettere apparse sul vostro giornale riguardo la rimozione dei paletti di protezione della pista ciclabile di via de amicis, volevo esprimere il mio parere provando ad astrarre il fatto in sé e andando a fondo dei comportamenti che molto spesso i cittadini hanno nel vivere quotidianamente la propria città. Innanzitutto mi vengono in mente due principi del vivere civile e democratico molto importanti che nella discussione appaiono dimenticati soprattutto dall’anonimo D. C. Mi riferisco per primo al principio di legalità. Secondo me questo sta alla base di una comunità moderna e senza il suo rispetto entreremmo nel caos più completo. Infatti, se una porzione di carreggiata viene riservata alla mobilità dolce, quindi con contemporaneo divieto sia di sosta che di fermata, questa deve essere rispettata secondo le regole stabilite. Non esistono deroghe o eccezioni di tipo personale orientate alla esclusiva soddisfazione del proprio e unico bisogno di quell’istante (trovare parcheggio). Questo perché ogni regola è studiata appositamente per fare in modo che ciascun individuo possa vivere il meglio possibile la sua vita nella città. Il fatto di posteggiare la macchina lungo la pista ciclabile ha due effetti sotto gli occhi di tutti: il primo quello di creare traffico e coda tale da intasare completamente la via de Amicis rendendo in alcuni giorni difficoltoso l’accesso nella stessa via; il secondo quello di mettere a repentaglio la sicurezza stradale di chi percorre la via in bicicletta, poiché deve compiere uno slalom tra le macchine parcheggiate.
Il secondo principio (che si lega in maniera stretta con il primo) è invece quello della libertà. Infatti non credo possa esistere libertà senza il rispetto della legalità. Il complesso delle norme servono per garantire il massimo livello di libertà possibile e raggiungibile. La libertà del ciclista di percorrere tranquillamente la via in questione, si contrappone con l’abuso fatto dal parcheggiatore in divieto di sosta.
Mi rendo conto che, come detto all’inizio della mia lettera, questa situazione possa essere una forzatura per spiegare i due principi, ma credo che questo episodio (come tanti altri) sia sintomo e segnale del comportamento quotidiano di tante persone che sembrano dimenticare di essere all’interno di un sistema più ampio e che ogni loro mossa e scelta personale si ripercuote inevitabilmente sulla collettività intera. Il sentirsi parte di una comunità deriva infatti anche dal rispetto dei due principi esposti. Potrei citare tantissimi altri esempi in cui si nota come tante situazioni spiacevoli, che creano attriti tra gli abitanti, sarebbero evitabili se nella nostra cultura fossero ben radicati questi due postulati.
Una parola volevo spendere infine per quanto riguarda le affermazioni fatte sempre dall’anonimo D. C. riguardo alla scuola. Premetto che conosco molto bene tutte e tre le scuole della via de Amicis, poiché due le ho frequentate direttamente da bambino, mentre la terza perchè partecipo alle varie attività oratoriane. Conosco bene anche più in generale gli ambienti e le idee che circolano all’interno sia delle scuole pubbliche che private. Evidentemente così non è per l’anonimo D. C. se no si renderebbe conto che Marxismo e Leninismo nulla hanno a che fare con l’educazione e istruzione fornita dalla scuola pubblica. Io stesso, pur avendo frequentato per gran parte della mia vita scuole pubbliche non sono mai stato indottrinato in nessuna maniera. Non credo affatto di essere un caso unico o raro. Ho avuto (e come me tanti altri) professori che stanno dall’altra parte di quella in cui mi trovo adesso, come ho avuto professori che simpatizzano per la mia formazione politica di appartenenza. Nessuno di questi ha però mai fatto proselitismi di tipo politico, ma hanno sempre agito per trasmettere, oltre alle varie nozioni scolastiche, i valori fondamentali del vivere civico. Non vi è da nessuna parte nessun indottrinamento particolare.
Per concludere, spero che il mio contributo (forse poco pratico) serva perchè la società di oggi porti con sé i due principi da me citati per poter giorno dopo giorno migliorare e fare in modo che su solide basi si costruisca il futuro nostro, dei nostri figli e delle generazioni che verranno.
"Io stesso, pur avendo frequentato per gran parte della mia vita scuole pubbliche non sono mai stato indottrinato in nessuna maniera".
RispondiEliminaChe perla di saggezza!
Qualcuno ha mai sentito dire "Io sono stato indottrinato"? Io ho sempre incontrato gente che aveva di sè l'idea di essere un libero pensatore. E, guardacaso, riteneva indottrinato chi non la pensava come lui...
Ciao vanzaghese.
RispondiEliminaIn effetti hai ragione per quello che scrivi. Io però mi riferivo a un'altra cosa e la frase è da leggere calata nel contesto in cui scrivo. In particolar modo io ho avuto al liceo più di un professore militante attivo nella parte politica opposta a quella in cui mi trovo ora, ma nessuno di loro mi ha mai indottrinato. Difatti oggi non appartengo ai loro partiti di riferimento.
Era semplicemente questo quello a cui mi riferivo.
Grazie del contributo e torna spesso a visitare il mio blog!