"Lei sta all'orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l'orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l'utopia? A questo serve: a camminare!"
(Eduardo Galeano)

lunedì 19 novembre 2007

LA POLIS GRECA, IL SISTEMA POLITICO DEL FUTURO E LA CITTADINANZA

E’ delle ultime ore la notizia che Silvio Berlusconi vuole, almeno nelle intenzioni e stando alle sue parole, creare una sorta di Partito Democratico di destra: quasi stessi ingredienti dichiarati e quasi stesse parole, anche se storia e modalità completamente diverse. Questo è il riconoscimento della vittoria del progetto del Partito Democratico e la chiusura del movimento di Forza Italia. La sua parabola discendente però non deve trarci in inganno e farci guardare ancora al passato, occorre volgere lo sguardo al futuro, mettendo in soffitta con i propri pregi e difetti il sistema politico della cosiddetta seconda repubblica e aprendo quella che Veltroni chiama nuova stagione. Una stagione che sia contraddistinta dall’aggregazione intorno a idee e in cui si lavori per qualcosa e non contro qualcuno; una stagione in cui il dialogo tra forze politiche non sia una buona intenzione o un valore aggiunto di qualcuno, ma sia un requisito per partecipare al dibattito politico; una stagione in cui si combattano i vari conservatorismi e si dia avvio a una stagione di riforme che faccia recuperare oggi e domani la competitività dell’intero sistema paese. Questi i primi temi all’ordine del giorno della fase politica che stiamo per iniziare a vivere ora che anche il centrodestra ha impresso un radicale cambiamento della propria strategia politica. Certamente per il centrodestra sarà molto più difficile introdursi in questo nuovo periodo storico sia perché in ritardo nei tempi sul centrosinistra, sia per la vocazione individualista che contraddistingue alcune formazioni politiche di centrodestra.
Guardando il futuro e immaginandomi come possa essere strutturato il sistema politico dell’immediato futuro mi è tornato alla mente un brano di Tucidide che descrive la vita della polis greca letto circa un anno fa per fare un approfondimento all’università sulla polis greca che trovate in allegato. Fa riflettere su come il primo vero modello europeo di demorazia della storia abbia tanto da insegnarci oggi. Certo Tucidide scrive questa orazione funebre di Pericle tralasciando le negatività presenti all’epoca, però non possiamo rimanere indifferenti ai valori che la tradizione greca offre oggi come immenso patrimonio e tesoro da cui trarre il meglio e mettere in pratica. Eccolo:

“Il nostro ordine politico non si modella sulle costruzioni straniere. Siamo noi d’esempio ad altri, piuttosto che imitatori. E il nome che gli conviene è democrazia, governo nel pugno non di pochi, ma della cerchia più ampia di cittadini: vige anzi per tutti, da una parte, di fronte alle leggi, l’assoluta equità di diritti nelle vicende dell’esistenza privata; ma dall’altra si costituisce una scala di valori fondata sulla stima che ciascuno sa suscitarsi intorno, per cui, eccellendo in un determinato campo, può conseguire un incarico pubblico, in virtù delle sue capacità reali, più che per l’appartenenza a questa o a quella fazione politica. Di contro,se si considera il caso di un cittadino povero, ma capace di operare un ufficio utile allo Stato, non gli sarà di impedimento la modestia della sua condizione. Nella nostra città, non solo le relazioni pubbliche s’intessono in libertà e scioltezza, ma anche riguardo a quel clima di guardinga, ombrosa diffidenza che di solito impronta i comuni e quotidiani rapporti, non si va in collera con il vicino, se fa un gesto un po’ a suo talento, e non lo si annoia con visi duri, sguardi lividi, che senza voler essere un castigo, riescono pur sempre molesti. La tollerante urbanità che ispira i contatti tra persona e persona diviene, nella sfera della vita pubblica, condotta di rigorosa aderenza alle norme civili, dettata da un profondo, devoto rispetto: seguiamo le autorità di volta in volta al governo, ma principalmente le leggi e più tra esse quante tutelano le vittime dell’ingiustizia e quelle che, sebbene non scritte, sanciscono per chi le oltraggia un’indiscutibile condanna: il disonore.
In ogni cittadino non si distingue la cura degli affari politici da quella dei domestici e privati problemi, ed è viva in tutti la capacità di adempiere egregiamente agli incarichi pubblici, qualunque sia per natura la consueta mansione. Poiché unici al mondo non valutiamo tranquillo un individuo in quanto si astiene da quella attività, ma superfluo. Siamo noi stessi a prendere direttamente le decisioni o almeno a ragionare come si conviene sulle circostanze politiche: non riteniamo nocivo il discutere all’agire, ma il non rendere alla luce, attraverso il dibattito, tutti i particolari possibili di un’operazione, prima di intraprenderla.”




Molto interessante l’ultimo pezzo, in cui si sostiene in particolare che chi non condivide con gli altri la responsabilità del governo della cosa pubblica non viene considerato nella società e l’importanza che ha il discutere delle cose pubbliche. In pratica si sostiene una cittadinanza molto attiva che oggi non può non farci porre delle domande su quale deriva stia prendendo la nostra società e sul decadimento che si registra da più parti nel vivere la ricerca del bene comune. Se vogliamo veramente dipingere un futuro contraddistinto da una floridità culturale, economica e politica eccellente occorre ripartire dalla società e non solo dai partiti che per molti versi rispecchiano la società odierna ricostruendo il concetto stesso di cittadinanza.

Come sempre ho saltato alcuni passaggi dei miei pensieri per non rendere troppo lungo (di quanto non sia già) il testo. Spero di poter chiarire i vostri dubbi attraverso i commenti che lascerete. Qui invece trovate il lavoro di approfondimento da me svolto in università poco più di un anno fa sulla polis greca. Buona Lettura!

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