Si è appena conclusa una settimana nera per il nostro paese che ha visto bloccata l’intera penisola dallo sciopero degli autotrasportatori. Nei giorni di blocco più totale, alcuni settori dell’economia sono stati messi in ginocchio e non poche fabbriche hanno dovuto fermare la loro produzione con danni non indifferenti che ricadranno inevitabilmente a cascata sulle tasche di tutti i cittadini. Non voglio però entrare nel merito dello sciopero (giusto o sbagliato che sia), anche perché non ne conosco i particolari della vicenda. Volevo però provare come sempre ad astrarre da questo fatto di cronaca un problema davvero sentito che si potrà verificare in un futuro più o meno lontano ma a cui occorre far fronte sin da ora studiando e ricercando in campi non ancora esplorati.
Sto parlando del problema energetico italiano, europeo, mondiale. Il petrolio non sappiamo quando finirà e forse è irrilevante ai fini del nostro discorso. Quello che è certo invece è che un giorno finirà e quel giorno non sarà proprio lontano e se non io, sicuramente i miei figli o al massimo i miei nipoti vivranno quel momento. Abbiamo visto in questi giorni, tra i vari disagi, vivere quello della mancanza di benzina presso i distributori. Si è potuto tastare con mano e sulla pelle dei lavoratori quanto sia importante e allo stesso tempo sperperata questa fondamentale risorsa, ma soprattutto di quanto sia necessaria e senza la quale veniamo completamente bloccati. Pensate anche che tanto altro petrolio con i suoi derivati viene utilizzato nella produzione di molte aziende in molti settori industriali. Sorge quindi spontanea la domanda: oggi gli autotrasportatori, e domani…? Ovvero, oggi non abbiamo avuto quella risorsa per lo sciopero degli autotrasportatori e domani quando sarà la stessa materia prima a mancare cosa faremo?
Domande che bisogna porsi oggi, poiché questi processi hanno bisogno di ingenti investimenti e tempi lunghi che vanno dalla ricerca della soluzione alternativa ottimale all’implementazione della stessa all’interno dell’intero sistema economico. Un processo quindi che richiede decenni tra il suo inizio e la sua fine. E non dimentichiamo la sfera ambientale (intesa nella sua accezione più ampia del termine) che deve trovare un equilibrio in tutto questo mutamento. Davanti a tutto questo occorre tenere l’attenzione alta e inserire all’ordine del giorno, prioritariamente rispetto ad altri, questa tematica e affrontarla con serietà e senso di responsabilità per camminare verso un futuro con meno problemi possibili.
Occorre certo un salto di qualità di tutta la nostra classe dirigente italiana, soprattutto quella che guarda di traverso questi problemi, recuperando quella forza che negli ultimi anni è stata persa. E cioè quella forza di guidare gli eventi e non, come troppo spesso accade, di esserne guidata. Ne va del futuro delle prossime generazioni.
Sto parlando del problema energetico italiano, europeo, mondiale. Il petrolio non sappiamo quando finirà e forse è irrilevante ai fini del nostro discorso. Quello che è certo invece è che un giorno finirà e quel giorno non sarà proprio lontano e se non io, sicuramente i miei figli o al massimo i miei nipoti vivranno quel momento. Abbiamo visto in questi giorni, tra i vari disagi, vivere quello della mancanza di benzina presso i distributori. Si è potuto tastare con mano e sulla pelle dei lavoratori quanto sia importante e allo stesso tempo sperperata questa fondamentale risorsa, ma soprattutto di quanto sia necessaria e senza la quale veniamo completamente bloccati. Pensate anche che tanto altro petrolio con i suoi derivati viene utilizzato nella produzione di molte aziende in molti settori industriali. Sorge quindi spontanea la domanda: oggi gli autotrasportatori, e domani…? Ovvero, oggi non abbiamo avuto quella risorsa per lo sciopero degli autotrasportatori e domani quando sarà la stessa materia prima a mancare cosa faremo?
Domande che bisogna porsi oggi, poiché questi processi hanno bisogno di ingenti investimenti e tempi lunghi che vanno dalla ricerca della soluzione alternativa ottimale all’implementazione della stessa all’interno dell’intero sistema economico. Un processo quindi che richiede decenni tra il suo inizio e la sua fine. E non dimentichiamo la sfera ambientale (intesa nella sua accezione più ampia del termine) che deve trovare un equilibrio in tutto questo mutamento. Davanti a tutto questo occorre tenere l’attenzione alta e inserire all’ordine del giorno, prioritariamente rispetto ad altri, questa tematica e affrontarla con serietà e senso di responsabilità per camminare verso un futuro con meno problemi possibili.
Occorre certo un salto di qualità di tutta la nostra classe dirigente italiana, soprattutto quella che guarda di traverso questi problemi, recuperando quella forza che negli ultimi anni è stata persa. E cioè quella forza di guidare gli eventi e non, come troppo spesso accade, di esserne guidata. Ne va del futuro delle prossime generazioni.
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