"Lei sta all'orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l'orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l'utopia? A questo serve: a camminare!"
(Eduardo Galeano)

giovedì 1 maggio 2008

ANALISI VOTO

Con lo scorso week-end si sono concluse in tutta Italia le operazioni di voto. Voto che ha portato il nostro paese su uno scenario decisamente diverso rispetto a quello a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. In particolare il capovolgimento delle coalizioni alla guida del paese e della nostra capitale sono destinate a lasciare un segno deciso nell’arena politica. Tra le tante riflessioni che sono scaturite da questo voto, ma anche e soprattutto dalla campagna elettorale vissuta che (come dice sempre il mio amico Carlo) è un’occasione per incontrare tante persone e conoscere le diverse storie che sono la vita e la storia della nostra città, vi propongo 3 punti da focalizzare e da discutere e scoprire insieme. Il primo meramente di carattere politico con il nuovo scenario delineato in Parlamento, gli altri due più di carattere socio-politico. Andiamo con ordine:
  • Di certo occorre partire dal risultato avuto dal Partito Democratico. Per la prima volta sulla scheda elettorale, Il PD ha saputo raccogliere poco più del 33% dei voti diventando il primo vero partito d’Italia. Solo Il PDL ha raccolto di più, ma per il momento si tratta di un cartello elettorale che comprende più partiti (Forza Italia, Alleanza Nazionale, DC di Rotondi, Mussolini, parte dei Radicali con Capezzone, …). La sconfitta, quindi, c’è stata, ma accompagnata da un buon risultato. Le urne hanno poi restituito all’Italia un quadro politico estremamente semplificato. Questo si è avuto grazie alla creazione del Partito Democratico, che con la sua nascita ha segnato un momento di cambiamento rispetto al passato. Infatti a domino, quasi tutti i partiti hanno fatto piccole o grandi rivoluzioni dentro di sé, tutte volte all’aggregazione e alla “soppressione” dei piccoli partiti a forte stampo personalistico. Quindi il Partito Democratico ha raggiunto uno degli obiettivi che si era prefissato alla sua nascita: la semplificazione politica. Il PD ha avuto il suo battessimo non riuscendo a sfondare e avendo ancora tanti punti da migliorare e affinare, però per un partito che si prefigge una vita di decenni, questo è solo il primo passo di una lunga storia. Occorre preparare bene le fondamenta per riuscire a raggiungere quella vocazione maggioritaria tanto desiderata all’interno del partito. Per fare questo occorre non perdere mai il contatto con le persone, sia quelle che hanno affollato le piazze in questa campagna elettorale, sia quelle più scettiche che sono rimaste a casa e magari non si sono recate troppo convinte alle urne per esprimere il loro voto.

  • La seconda considerazione è più di carattere sociale e riguarda l’identità. Osservando il comportamento dell’elettorato di questi ultimi anni, il tema dell’identità è centrale nell’espressione di voto. Siamo ormai in un’epoca in cui le ideologie vengono meno e non c’è più una relazione stabile e un senso di appartenenza a un partito che crediamo più ci rappresenti e che siamo disposti a votarlo sempre e in ogni caso (fatta eccezione per la parte di popolazione “attiva” in politica). Si pone dunque a ogni tornata elettorale il tema dell’identità: io chi sono e chi mi rappresenta meglio? Il risultato molto positivo della Lega risiede nel profondo in questo. Viviamo un momento in cui i flussi migratori esteri sono all’apice nel nostro paese e allo stesso tempo regna una forte sfiducia nel futuro dovuta al venir meno di forti sicurezze costruite negli anni in Italia da un welfare state molto forte e, in un qualche modo, protezionistico nei confronti della popolazione. Ci si sente più vulnerabili e impotenti di fronte agli accadimenti che succedono nel mondo e si ripercuotono poi nella nostra vita quotidiana. A questo si aggiunge un forte materialismo e individualismo che spacca la società in tanti piccoli pezzi creando tante piccole isole, in cui ci sembra di trovare la tranquillità, ma in realtà isolandoci sempre più troviamo l’inquietudine della solitudine e ogni cosa “altra da me” diventa una minaccia da attaccare sempre e in ogni caso ancor prima di guardarla nella sua interezza. Allora chi mi identifica? Mi identifica colui che appare forte e che è disposto a imbracciare i fucili per difendermi, portando la società a un imbarbarimento tremendo e pericoloso. La Lega ha intercettato coloro che, venendo meno l’ideologia di riferimento (penso a coloro che votavano i partiti di ispirazione comunista), hanno cercato quelli che sembra possano difendere il proprio interesse personale di cittadino e non l’interesse dello stato all’interno del quale io cittadino vivo. Manca quindi un’identità collettiva di appartenenza allo stato italiano, che in questi ultimi decenni non ha saputo svolgere il so compito istituzionale fino in fondo. A parte nei comuni dove i servizi sono migliorati grazie alle tante amministrazioni (di tutti i colori) succedutesi in questi anni, a livello provinciale, regionale e statale le riforme da fare sono tante. E da qui passa il ritrovamento dell’appartenere a una nazione che si tramuta in stato per mettersi al servizio del cittadino mettendo in atto tutte le politiche necessarie a far sì che ciascuno possa vivere al meglio la propria città e all’interno di essa ricercare la propria felicità.

  • Terza e ultima considerazione riguarda lo strumento del web che in questa campagna elettorale ha preso molto piede segnando una svolta. Il PD in particolare ha saputo sfruttare molto le nuove tecnologie costruendo un sito dove trovavano posto blog e tv digitale. Una vera piattaforma informatica che rappresenta oggi un’avanguardia in Italia. Questa novità rappresenta soprattutto un cambiamento nel modo di porsi davanti alle notizie. Siamo abituati alla televisione dove le notizie ci vengono emanate una dietro all’altra, trovandoci in uno stato passivo di fronte a essa. Ormai il più delle volte quando si ascolta la televisione, senza accorgersene, non pensiamo con mente critica alla notizia che ci viene propinata, ma la ascoltiamo e immagazziniamo direttamente nel nostro cervello automaticamente. Internet invece inverte questo modo di porsi davanti all’informazione. Noi dobbiamo essere attivi e cercare l’informazione che ci interessa e allo stesso tempo abbiamo la possibilità in pochissimo tempo di consultare più fonti sulla vicenda e confrontare le varie versioni fra di loro. Insomma una vera rivoluzione nell’informazione e nel modo quindi di fare politica. Non esiste più un filtro dettato dal giornalista di turno, ma tutte le informazioni le troviamo al loro stato puro e a qualsivoglia ora del giorno e del notte. Questo può far sviluppare di nuovo la capacità di analisi critica in noi, che vediamo troppo spesso (senza accorgercene – e questo è il dramma!) travolta da modelli di consumo e di pensiero della televisione.
Ecco, queste sono parte delle riflessioni scaturite leggendo la società e la vita delle persone dopo il risultato di queste votazioni. Rimangono tante altre cose, come l’incidenza del percorso dell’unione europea, il significato di cittadinanza oggi, il concetto di città, la sfiducia nella politica e via dicendo. Con alcuni di voi ho già avuto modo di avere uno scambio su alcuni pensieri, mentre agli altri ricordo che possono lasciare commenti qui sotto. Spero di non avervi annoiato troppo con le mie elucubrazioni che aspettano un feedback e un confronto con voi. Alla prossima!
Andrea

2 commenti:

  1. Grazie, Andrea. Nel mare delle riflessioni di questi giorni (difficili...) hai scelto ragionamenti che condivido in pieno. Vale la pena di continuare a proporli e svilupparli. Si può perdere senza perdersi. Meritano di continuare a crederci tutti quelli che già ci hanno creduto (e non era facile...): un italiano su tre. E scusate se è poco!
    Ziapaola

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  2. Ciao Andrea,
    le tue riflessioni sono senza dubbio poco banali e centrate.
    Non è semplice cogliere il nocciolo della questione, ma tu ci riesci.
    Mi trovi completamente con te quando parli di IDENTITA' e ne fai un punto nodale, il centro delle questioni future.
    Perchè, se è vero che da una "competizione elettorale" escono compagini vincenti e altre perdenti, il punto è: che significato si può attribuire alla parola "VITTORIA"??
    Chi vince amministra il "potere" secondo quale logica?
    Secondo la logica degli interessi che compongono il suo gruppo o secondo l'interesse del bene comune, attraverso riforme condivise e regole di onestà intellettuale e materiale che dovrebbero essere IMPLICITE nell'assunzione di responsabilità pubbliche??

    Il tuo richiamo all'identità nazionale ci fa ricordare che "vincere" non è l'obiettivo, ma "vincere" diventa un mezzo per tendere a MIGLIORARE IL PAESE.
    La parola "VITTORIA" si può utilizzare meglio per una sfida sportiva piuttosto che per la competizione elettorale.
    VINCE chi governa riformando e migliorando le condizioni del proprio popolo (non solo materiali) e aiutando chi sta in condizioni peggiori delle nostre a risollevarsi.
    In questo caso non VINCONO una parte o una serie di partiti ma VINCE LA DEMOCRAZIA ED IL PROGRESSO.
    Ecco perchè, al di là del 33% che il PD ha saputo conquistare in queste elezioni politiche, nessuno di noi si sente battuto.
    Perchè siamo convinti che le parole spese ed i contenuti innovativi e di rottura espressi in questi primi mesi di vita del nostro Partito Democratico siano destinati a cambiare gli Italiani....ed in parte abbiano GIA' COLTO NEL SEGNO FACENDO VINCERE L'ITALIA GRAZIE A SCELTE CORAGGIOSE E DIFFICILI.
    Inizialmete questo cambiamento sarà impercettibile magari, ma nel lungo periodo diventerà sostanziale ed irreversibile.
    Ecco perchè spero che il nuovo PD continui nella direzione che con convinzione è stata intrapresa: perchè occorre cambiare gli Italiani prima di riuscire a cambiare l'Italia e per questo processo.... non sono sufficienti 6 mesi purtroppo!
    Lucio Viola

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