"Lei sta all'orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l'orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l'utopia? A questo serve: a camminare!"
(Eduardo Galeano)

mercoledì 2 febbraio 2011

PIETRO ROMANO CANDIDATO SINDACO DEL PD

I prossimi anni per Rho saranno fondamentali e segneranno in maniera profonda e irrevocabile il nostro territorio e lo sviluppo della nostra città. Pensiamo a tutte le aree dismesse che verranno probabilmente riqualificate, all’eredità che Expo lascerà sul nostro territorio o ancora al nuovo Piano di Governo del Territorio. Nei prossimi anni si deciderà quale volto dare alla nostra città e quale significato attribuire alla nostra comunità. Saranno 5 anni che cambieranno Rho.
Antoine de Saint-Exupéry, l’autore de “Il Piccolo Principe”, diceva: “Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini solo per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito”. Credo che oggi ci sia bisogno proprio di questo per la nostra città. Quante persone ho incontrato in questi ultimi mesi che mi hanno espresso tutte le loro perplessità sul futuro della nostra città, la loro visione pessimistica e il loro scoramento sul futuro del nostro paese. Occorre quindi fare in modo che rinasca quella nostalgia del mare ampio e infinito, del valore del navigare per acque sconosciute, trovando sentieri sconosciuti e costruendo percorsi nuovi per i nostri figli e nipoti. Occorre riprenderci in mano il nostro futuro, sapendo che partiamo da zero, partiamo da una città che ha perso la sua vocazione. Cosa vuole essere oggi Rho? Periferia di Milano o centro accanto a Milano? Su quali basi deve fondare la propria economia del territorio? Quali sono i nuovi paradigmi per lo sviluppo socio-economico della città? Quale idea abbiamo di comunità? Oggi non siamo in grado di rispondere a questi quesiti, siamo disorientati. Dobbiamo prendere delle scelte strategiche per il nostro futuro. Non nascondo che sfide come queste fanno paura, ma sono convinto che la nostra comunità rhodense abbia tutte le risorse per poter affrontare senza problemi le sfide che abbiamo davanti. Coraggio e sogno sono gli ingredienti principali da mettere in campo e d’altronde, come diceva sempre lo stesso Antoine de Saint-Exupéry bisogna “fare della vita un sogno, e di un sogno, una realtà”. Sono convinto che ce la possiamo, anzi dobbiamo fare. Ce la dobbiamo fare perché noi conosciamo e amiamo la nostra città e sono certo che il Partito Democratico sarà in grado, con l’apporto di tutte le forze della città, compreso il ricco tessuto dell’associazionismo rhodense, mettere in campo un progetto per ridare nuova dignità alla nostra città.
Per concretizzare questo, durante l’assemblea degli iscritti tenutasi il 30 gennaio, la scelta del Partito Democratico di Rho sul proprio candidato sindaco è caduta su Pietro Romano. Riflettendo sul prossimo candidato sindaco ho sempre pensato che dovesse avere 3 qualità: competenza, esperienza e passione. Competenza perché le questioni che ci troveremo davanti nei prossimi 5 anni avranno un grado di complessità abbastanza elevato e occorre qualcuno che davanti al testo di una delibera sappia leggerla e capire cosa c’è scritto. Esperienza perché occorre avere bene in mente qual è lo stato dell’arte e come funzionano i meccanismi amministrativi e politici. Passione perché nulla di tutto questo avrebbe senso se non c’è il lato più bello e umano che è quello irrazionale che può portare realmente avanti un progetto di cambiamento. Sono convinto che Pietro abbia tutte queste tre qualità e avrà tutto il mio sostegno nella prossima campagna elettorale.

3 commenti:

  1. BENE COMUNE
    grazie luisa
    __________________________-
    In questi giorni si sente spesso parlare di bene comune.
    Lo si fa in vista di assunzioni di responsabilità sociali e civili; lo si fa augurando agli amministratori di porre innanzi tutto e prima di tutto – appunto – la ricerca del bene comune rispetto agli interessi di parte. Ma che cos'è il bene comune?
    Non è facile dare una definizione nominale del bene comune. Di solito si preferisce la via della definizione descrittiva.
    Si potrebbe dire che per bene comune si intende un bene condiviso da tutti i membri della sociEtà.
    Sono, infatti, i valori non negoziabili che definiscono il bene comune come un “bene integrale”, che riguarda tutto l’uomo e tutti gli uomini, senza possibilità di compromesso o scambio.
    Il Concilio Ecumenico Vaticano II ricorda che per bene comune si intende “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (GS 26).
    In verità non esiste una definizione univoca del bene comune. Nell'ambito della filosofia, dell'etica, della religione, della giurisprudenza esiste una specifica definizione così come anche nella categoria della politica.
    Quando si afferma di lavorare per il bene comune, lo scopo dell’impegno dichiarato non deve essere solo quello di garantire la sopravvivenza e la prosperità economica alla comunità, ma anche quello di consentire una crescita spirituale.
    La promozione del bene comune è un concetto, un comportamento, un agire attivo, positivo che coinvolge la responsabilità di tutti. Riguarda tutte la dimensione della comunità: nazionale, internazionale e globale.
    E' responsabilità di ciascuno contribuirvi e riconoscere i diritti umani fondamentali anche ai più deboli e indifesi.
    (continua)

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  2. (2nda parte)
    ciao
    luisa

    S. Tommaso d'Aquino afferma nel suo trattato “De Regime Principum” che allo scopo di istituire il bene di una comunità sono necessari beni di ordine generale, imprescindibili senza i quali la società politica non può costituirsi e sussistere, come la pace, l'agire bene, una sufficiente ricchezza di beni necessari per il ben vivere. Possiamo quindi osservare che San Tommaso distingue per il ben comune un aspetto formale ed uno materiale. L'aspetto formale è l'orientamento verso la costituzione di un ambiente favorevole allo sviluppo della persona. L'aspetto materiale è l'insieme dei beni di varia natura quali quelli economici, giuridici, istituzionali, culturali, morali, spirituali.

    Il bene comune deve rendere accessibile alle persone tutto ciò che è necessario per una condizione di vita veramente umana come il diritto a scegliere liberamente il proprio lavoro e lo stile di vita, costituire la famiglia, possedere l'abitazione, educare i propri figli, agire rettamente secondo la propria coscienza, tutelare la salvaguardia della vita e garantire la libertà che è il primo dei valori della azione politica.

    Tornando più direttamente all’agire politico non può mai essere dimenticato che la politica è un servizio per il bene pubblico. “La più alta forma di carità”, la chiamava il grande Paolo VI.

    Riportando il discorso politico di Tommaso d’Aquino ai nostri tempi, occorre prendere atto del valore vincolante dei beni fondamentali per l'autorità politica che ha il compito di provvedere direttamente al bene pubblico attraverso le forme di governo e le sue leggi.



    Il fine comune dell'autorità politica è dunque la promozione umana mediante il conseguimento del bene comune pubblico.

    Vi sono dei valori non negoziabili che costituiscono il bene comune e che riguardano l'uomo singolo e la comunità politica.

    Sono i valori irrinunciabili della vita dal suo concepimento fino al suo naturale tramonto, della libertà, della pace, della solidarietà, della giustizia….

    Sono i valori fondamentali della famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna, nucleo fondamentale della società, del lavoro per la promozione del benessere, dello sviluppo sociale e del progresso non come illimitata espansione dei diritti individuali, ma come difesa del bene comune e della coesione civile.

    Nel cammino verso il bene comune occorre avere a cuore l'amore per ogni uomo, qualità necessaria dell'agire politico per proporre la via più appropriata alla soddisfazione del bene di tutti.

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  3. Grazie mille Luisa per la riflessione e per gli spunti! Mi è capitato in questi anni, nel mezzo delle discussioni (più o meno infuocate), di fermarmi è chiedermi: ma dov'è il bene comune nella cosa che sto facendo? E purtroppo ti confesso anche che non è semplice in alcune situazioni discernere e prendere poi le scelte giuste. Però se solo tenessimo questa domanda in sottofondo a tutte le scelte che la politica locale e nazionale compie, credo avremmo certamente un paese migliore e ne guadagneremmo tutti.

    Grazie ancora per le preziosi riflessioni,
    Andrea

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