A un mese dalla chiusura dei bilanci preventivi e a due mesi dalla chiusura dell’anno, la selva di norme sulla finanza locale genera l’ennesima amara sorpresa per i Comuni. Non basta aver creato confusione. Al Comune di Rho arriva un taglio di 2.600.000 euro, che si aggiunge al taglio già previsto dall’inizio dell’anno di 1.100.000 euro. Per il 2013 i trasferimenti dello Stato al Comune di Rho si attesteranno quindi a un netto di 500.000 euro, contro i 9.800.000 euro di trasferimenti ricevuti nel 2010.
Il Comune di Rho, che ha intrapreso un cammino virtuoso di razionalizzazione della spesa andando a risparmiare 3.000.000 euro all’anno a servizi invariati e fissando le aliquote IMU e dell’addizionale IRPEF a livelli molto inferiori rispetto alla media, rischia di vedere vanificarsi ancora una volta questi sforzi.
L’impatto di questo taglio pone in difficoltà il Comune e, senza una manovra di bilancio urgente entro la fine di novembre, il Comune corre il rischio di non rispettare gli equilibri di bilancio, aprendo quindi la procedura del dissesto finanziario e di non rispettare il patto di stabilità con conseguenze ancora più gravi per il bilancio comunale.
Il Sindaco, Pietro Romano, dichiara:
“Questa è l’ennesima doccia fredda per il Comune di Rho, per di più arrivata senza preavviso ed a fine anno, quando i margini per ridurre la spesa ed ammortizzare l’ennesimo taglio ai trasferimenti sono minimi. I servizi sono già attivati e non possiamo certo sospenderli e poi non sarebbe giusto farlo, perché la Città ne ha assoluto bisogno. Abbiamo già ridotto ed ottimizzato tutte le risorse possibili, ma ora siamo arrivati davvero all’osso. Quasi 10 milioni di euro in meno in tre anni su un bilancio di 37 milioni. E’ una cosa insostenibile. Ora dobbiamo trovare altri 2,6 milioni di euro in due mesi. Il Governo, impegnato a salvare la bandierina elettorale di qualcuno, sta di fatto costringendo i Comuni ad utilizzare le leve fiscali. A fronte di questo diventa davvero imbarazzante la discussione di questi giorni su IMU, TARES, TASI e via dicendo. Non solo si è già creata una grande confusione, ma – se i comuni saranno costretti ad aumentare le aliquote delle tasse sulla casa e delle addizionali IRPEF – è chiaro che alla fine il conto fiscale complessivo per i cittadini sarà superiore rispetto al passato. Quello che fa più rabbia è sentire i vari commentatori e contatori di tasse sostenere che se alla fine le nuove tasse sulla casa peseranno di più rispetto all’IMU questo sarà colpa dei sindaci. La cosa è invece esattamente il contrario. Se il governo confermerà i tagli e non garantirà ai Comuni risorse necessarie per continuare a garantire i servizi, i sindaci saranno costretti senza altra alternativa ad aumentare le tasse. Ma la responsabilità e la colpa sarà di chi continua a scaricare il peso delle manovre fiscali sui comuni. I primi tagli assieme ai primi obiettivi del patto di stabilità hanno costretto i comuni a ridurre tutte le spese comprimibili e questo è stato positivo. Ma ora non è più possibile proseguire su questa strada. In questa situazione di crisi, dove sono aumentati i bisogni dei cittadini che i comuni devono soddisfare, il Governo deve mettere i sindaci in condizioni di poter amministrare e di fare il loro lavoro. Non sto parlando delle grandi opere, ormai un miraggio per i comuni, ma di garantire i servizi nel sociale, le attività culturali, le manutenzioni delle strade, dei parchi e delle scuole. Noi sindaci ci siamo presi la responsabilità di amministrare al meglio le città e vogliamo continuare a farlo, ma dobbiamo essere messi in condizioni di poterlo fare”.
L’Assessore al Bilancio, Andrea Orlandi, commenta:
“Sono profondamente indignato per il comportamento del Ministero. Non è possibile arrivare al 29 ottobre per scoprire quali sono le risorse assegnate ai comuni e ricevere quindi a fine anno, quando la maggior parte delle spese è già andata, il boccone amaro, che ci potrebbe costringere ad azioni di riequilibrio dolorose per i nostri cittadini. Siamo stufi di fare gli esattori per conto dello Stato. Il Comune di Rho oggi rimane aperto con 9 milioni di euro di trasferimenti statali in meno rispetto a tre anni fa. Occorre un’azione di forza di tutti per evitare il peggio.”
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