"Lei sta all'orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l'orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l'utopia? A questo serve: a camminare!"
(Eduardo Galeano)

mercoledì 18 maggio 2016

PRONTO PER RIPARTIRE


Cara Amica, caro Amico,
sono passati 5 anni e in questi giorni quando sono nel mio ufficio in comune mi capita di fermarmi dal sbrigare le varie faccende e mi guardo attorno. Osservo come il mio ufficio si sia riempito di cose e di oggetti in questi anni che mi ricordano il percorso sin qui compiuto: gli atti di nomina che tengo appesi al muro, la libreria davanti a me che si è riempita fino all’ultimo ripiano, la mensola del calorifero dove ho raccolto vari oggetti che le persone mi hanno lasciato, l’appendino, la mia inseparabile calcolatrice con la quale faccio i conti, il mio piccolo stereo e tante cianfrusaglie accumulate che si fa spesso fatica a buttare anche se la loro utilità è pari a zero. Sembra ieri che il Sindaco Pietro Romano, a cui va per primo il ringraziamento per la fiducia che ha posto in me (pensate, avevo solo 25 anni e ha avuto il coraggio di darmi la delega al bilancio, non è proprio da tutti!), mi ha nominato e ho iniziato la straordinaria avventura di questo mandato amministrativo!

Tra tutte le cose che riempiono il mio ufficio mi cade l’occhio su 3 in particolare che mi rimandano a momenti vissuti in questi cinque anni: una tartaruga in legno, la riproduzione della Rhocca d’Oro - scultura creata dal rhodense Franco Fossa - e un manifesto che tengo appeso dietro la porta dell’armadio. Questi simboli credo rappresentino le cose più importanti che ho imparato da questa esperienza e mi rimandano a tre persone che nella loro vita hanno contribuito alla costruzione del bene comune della nostra città. Due di queste persone ci hanno lasciato proprio in questi cinque anni di mandato.

La tartaruga è il simbolo del procedere lento, ma inesorabile, senza far rumore attorno a sé, ma raggiungendo l’obiettivo preposto. Questo credo sia il significato e lo sprone per chi fa politica. La strada che si percorre è dura, ma non bisogna mai fermarsi. Quante volte in questi anni in fondo i momenti di vera costruzione delle cose sono passati tramite il silenzio e la riflessione. In un mondo nel quale pare che tutto sia sotto i riflettori e tutto si deve svolgere in maniera veloce, alcune scelte importanti richiedono invece un attimo di pausa e di distacco per poterle meglio vedere e comprendere.

L’opera di Franco Fossa mi richiama invece al significato della concretezza. Come uno scultore 
modella quello che ha davanti dando concretezza a ciò che sente e percepisce dentro, credo che anche la politica debba fare lo stesso. Sentendo innanzitutto quello che ha dentro di sé, cioè i valori e i principi che la guidano nelle scelte per poi concretizzarle con fatica e tanto lavoro, capendo che quello che ha davanti non può in realtà essere stravolto, ma migliorato sempre di più dandogli un maggior valore. Proprio come succede con un blocco di marmo che all’inizio vale solo per il materiale di cui è composto, ma una volta completata l’opera avrà un valore molto più inestimabile.

Infine il decalogo del buon politico, la parte più alta e difficile di chi ricopre un incarico rispetto dei nostri ideali e valori nelle scelte concrete che facciamo. E’ quello che spesso in questi 5 anni mi ha interrogato e che spesso non mi ha fornito risposte. Di fronte ad alcune scelte sorge spesso qualche domanda su quale sia la strada più vicina a quello in cui noi crediamo, ma la risposta non è sempre semplice e ben delineata e questo lascia sempre un dubbio dentro che non si dipanerà mai se non con il passare del tempo e vedendo gli effetti che quella decisione ha prodotto realmente.



Non so se sono stato un buon assessore in questi 5 anni e se ce l’ho sempre messa tutta. Mi vengono in mente le parole di un mio allenatore di basket che ci diceva che sapevamo fare solo tre cose: correre, correre, correre. E aggiungeva che la cosa importante era che ciascuno di noi desse il massimo di quello che poteva in campo: chi poteva dare 1 doveva dare 1, chi poteva dare 10 doveva dare 10 e chi poteva dare 100 doveva dare 100. Ecco, io oggi mi ripresento davanti ai miei cittadini cercando di prendere un solo impegno, ovvero quello di correre sempre e di dare il massimo di me stesso in quello che faccio. Non so se basterà, ma credo che in questo mondo se ciascuno di noi desse il massimo di se stesso senza stare a guardare gli altri, forse staremmo tutti almeno un pelino meglio!

Buon voto,
Andrea

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