Cara Amica, caro Amico,
sono passati 5 anni
e in questi giorni quando sono nel mio ufficio in comune mi capita di fermarmi
dal sbrigare le varie faccende e mi guardo attorno. Osservo come il mio ufficio si sia riempito di cose e di
oggetti in questi anni che mi ricordano il percorso sin qui compiuto: gli
atti di nomina che tengo appesi al muro, la libreria davanti a me che si è
riempita fino all’ultimo ripiano, la mensola del calorifero dove ho raccolto
vari oggetti che le persone mi hanno lasciato, l’appendino, la mia inseparabile
calcolatrice con la quale faccio i conti, il mio piccolo stereo e tante
cianfrusaglie accumulate che si fa spesso fatica a buttare anche se la loro
utilità è pari a zero. Sembra ieri che il Sindaco Pietro Romano, a cui va per
primo il ringraziamento per la fiducia che ha posto in me (pensate, avevo solo
25 anni e ha avuto il coraggio di darmi la delega al bilancio, non è proprio da
tutti!), mi ha nominato e ho iniziato la straordinaria avventura di questo
mandato amministrativo!
Tra tutte le cose che riempiono il mio ufficio mi cade
l’occhio su 3 in particolare che mi rimandano a momenti vissuti in questi
cinque anni: una tartaruga in legno, la riproduzione della Rhocca d’Oro -
scultura creata dal rhodense Franco Fossa - e un manifesto che tengo appeso
dietro la porta dell’armadio. Questi simboli credo rappresentino le cose più
importanti che ho imparato da questa esperienza e mi rimandano a tre persone
che nella loro vita hanno contribuito alla costruzione del bene comune della
nostra città. Due di queste persone ci hanno lasciato proprio in questi cinque
anni di mandato.
La tartaruga è il
simbolo del procedere lento, ma
inesorabile, senza far rumore attorno a sé, ma raggiungendo l’obiettivo
preposto. Questo credo sia il significato e lo sprone per chi fa politica. La
strada che si percorre è dura, ma non bisogna mai fermarsi. Quante volte in
questi anni in fondo i momenti di vera costruzione delle cose sono passati
tramite il silenzio e la riflessione. In un mondo nel quale pare che tutto sia
sotto i riflettori e tutto si deve svolgere in maniera veloce, alcune scelte
importanti richiedono invece un attimo di pausa e di distacco per poterle
meglio vedere e comprendere.
L’opera di Franco
Fossa mi richiama invece al significato della concretezza. Come uno scultore
modella quello che ha davanti
dando concretezza a ciò che sente e percepisce dentro, credo che anche la
politica debba fare lo stesso. Sentendo innanzitutto quello che ha dentro di sé,
cioè i valori e i principi che la guidano nelle scelte per poi concretizzarle
con fatica e tanto lavoro, capendo che quello che ha davanti non può in realtà
essere stravolto, ma migliorato sempre di più dandogli un maggior valore.
Proprio come succede con un blocco di marmo che all’inizio vale solo per il
materiale di cui è composto, ma una volta completata l’opera avrà un valore
molto più inestimabile.
Infine il decalogo
del buon politico, la parte più alta e difficile di chi ricopre un incarico
rispetto
dei nostri ideali e valori nelle scelte concrete che facciamo. E’
quello che spesso in questi 5 anni mi ha interrogato e che spesso non mi ha
fornito risposte. Di fronte ad alcune scelte sorge spesso qualche domanda su
quale sia la strada più vicina a quello in cui noi crediamo, ma la risposta non
è sempre semplice e ben delineata e questo lascia sempre un dubbio dentro che
non si dipanerà mai se non con il passare del tempo e vedendo gli effetti che
quella decisione ha prodotto realmente.
Non so se sono stato un buon assessore in questi 5 anni e se
ce l’ho sempre messa tutta. Mi vengono in mente le parole di un mio allenatore
di basket che ci diceva che sapevamo fare solo tre cose: correre, correre,
correre. E aggiungeva che la cosa importante era che ciascuno di noi desse il
massimo di quello che poteva in campo: chi poteva dare 1 doveva dare 1, chi
poteva dare 10 doveva dare 10 e chi poteva dare 100 doveva dare 100. Ecco, io oggi mi ripresento davanti ai miei
cittadini cercando di prendere un solo impegno, ovvero quello di correre sempre
e di dare il massimo di me stesso in quello che faccio. Non so se basterà, ma
credo che in questo mondo se ciascuno di noi desse il massimo di se stesso
senza stare a guardare gli altri, forse staremmo tutti almeno un pelino meglio!
Buon voto,
Andrea
Andrea
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