"Lei sta all'orizzonte: mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l'orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l'utopia? A questo serve: a camminare!"
(Eduardo Galeano)

sabato 26 maggio 2007

-1 IL GIORNO DEL SILENZIO

Ormai mancano poche ore dall’inizio delle votazioni e la città scopre un sabato di silenzio in cui la gente non verrà assalita passando dalle vie del centro dai più svariati volantini. E’ la giornata per riflettere… forse più necessaria a chi questa campagna elettorale l’ha vista dal di dentro che non dal di fuori. Ripensando a questi due ultimi mesi e al crescendo di emozioni vissute giorno per giorno non rimane che la gioia di aver potuto vivere un’esperienza del genere. Si incontrano e si conoscono persone che sono magari tanto lontane da te per l’idea che portano avanti, ma che con essi trovi subito un feeling molto più facilmente rispetto a chi magari è più vicino a te. Ho scoperto che l’ideologie contano fino a un certo punto. Da quel punto in poi inizia la stima e il rispetto propri del sentirsi un’unica cosa sotto l’egida dell’Italia. Del sentirsi veramente “fratelli d’Italia”.
Non è una cosa facile e immediata. Richiede coraggio e richiede una grande consapevolezza di quello che sei tu. Il primo passo per aprirsi agli altri è infatti avere piena coscienza di ciò in cui credi. Da lì, attraverso un processo di esteriorizzazione, si può costruire un dialogo che forse non porterà nessun frutto concreto e non porterà nessun cambiamento, però di certo ci farà conoscere e in qualche modo ci farà avvicinare diminuendo le distanze. Dividersi e parlar male dell’altro è sempre molto facile e non richiede sforzi, mentre ricucire i rapporti e parlar bene di qualcuno richiede una fatica in più.
Avevo un piccolo obiettivo per questa campagna elettorale che spero di essere riuscito a raggiungere: far interessare di politica almeno una persona lontana da questo mondo. Non so se sono riuscito a farlo, spero però di aver dato la mia piccola, e forse insignificante, testimonianza che oggi per i giovani è possibile interessarsi e far parte attiva della politica. L’ho fatto con un preciso stile: quello imparato in parrocchia. Non mi piace come fanno tanti altri sventolare le bandiere del proprio credo, perché è segno che non si è capito di quale sfera ci stiamo occupando. Le bandiere del proprio credo vanno sventolate in altri ambiti, non in quello della politica. Nella politica quelle bandiere da sventolare rappresentano le forti radici che indicano uno stile di essere che non ha bisogno di essere etichettato poiché emerge subito alla luce. La politica nella nostra società civile assume un ruolo superiore rispetto alla religione oggi. La politica infatti è quell’arte che fa vivere e convivere tutte le sensibilità presenti sul territorio. Il cristiano impegnato in politica deve ricordarsi semplicemente di una cosa: in quel momento sta lavorando per la città dell’Uomo, non per la città di Dio. Diventa immediatamente chiaro l’ambito in cui spendere le proprie idee: la politica per la città dell’Uomo, la religione per la città di Dio. Due cose ben distinte insomma, ma che racchiudono lo stesso stile. Non cambia infatti il modo in cui ci si spende per l’una o l’altra città, perché è quello del cristiano. E da qui parte soprattutto l’invito del nostro cardinale Tettamanzi a sviluppare la sensibilità per tutto il mondo socio-politico e coltivare all’interno delle nostre parrocchie vocazioni che vanno in questo senso. Si sta facendo tanto e lavorando tanto in quest’ambito nella nostra diocesi, però credo che non basti. Si può fare di più e spero nel mio piccolo di aver davvero avvicinato qualcuno a questo mondo.Concludo invitando tutti ad andare a esprimere il vostro voto, qualsiasi sia, in maniera consapevole e fiduciosa. Avendo ben in mente le diversità con cui ricopriranno l’incarico. Oltre ai programmi è davvero importante il metodo con cui si realizzano. Guardate il modo e la filosofia che ci sta dietro a ciascun candidato. E se vi posso dare un consiglio, scegliete chi si sente strumento e non fine. Ovvero chi si vuole mettere al servizio e non su un altare per poter dire che è sindaco o assessore o consigliere. Chi si mette quindi sul vostro stesso piano e non si erige a monumento, chi ci mette passione e possiede capacità e senso di responsabilità. Sceglietelo, ce ne sono davvero tante di persone del genere. Scegliete bene!

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