I giovani… parola spesso ripetuta durante questa campagna elettorale e che ha rivestito un ruolo importante nella dialettica scaturita nei vari confronti. Oggi i giovani sono totalmente e per la maggior parte estranei al mondo della politica. Ho potuto constatare sulla mia pelle come un giovane venga identificato come qualcosa di prezioso e raro da coltivare. Io vorrei che non fosse più così! Vorrei che la presenza sia sempre assicurata e che tutti i giovani possano sentirsi realmente parte di questa sfera. Già, ma occorre anche interrogarsi sul perché ci sia bisogno di giovani oggi.
Partiamo subito analizzando i due problemi che colpiscono la politica oggi: il primo è il sistema gerontocratico italiano, il secondo invece il malaffare e la schiavitù di interessi particolari. I giovani possono inserirsi in questo sistema rompendo il sistema gerontocratico e passando a uno meritocratico dove importano le competenze e la bravura e non il numero scritto sulla carta d’identità alla voce data di nascita. Nel secondo caso invece riuscirebbero a entrare in questo mondo liberi da vincoli precostituiti e riuscire quindi a portare avanti progetti che rompono alcune rigidità e resistenze presenti oggi. Solo quindi con l’ingresso di una cultura politica nuova possiamo ricostruire una società lanciata al futuro e al domani. Noi giovani siamo quelli del “dopo muro di Berlino”. Io credo, con quelli della mia età, di essere tra i primi che porteranno nella politica quest’aria nuova al passo con i tempi. Gli equilibri economico-politici sono radicalmente mutati in questi ultimi due decenni e c’è la necessità di una revisione ideologica delle varie fedi politiche portate avanti. Oggi la politica italiana ha perso alcune fratture che danno vita al dibattito politico, come quella con il comunismo. Oggi chi parla di comunismo o cristianesimo in politica, sia i comunisti che gli anticomunisti e sia i cristiani che gli anticristiani, hanno uno sguardo volto al passato. Uno sguardo legato ormai a 20 anni fa. Uno sguardo che quindi e soprattutto non guarda al futuro. Oggi non ha senso a mio parere spendere queste parole in politica. Quelle sono le radici che possono essere comuniste o fasciste, cristiane o musulmane. Ma sono appunto le radici, ovvero la parte dell’albero che pur offrendo nutrimento ed essenziale sostenimento è nascosta e non alla luce. E’ davvero difficile fare questa distinzione per coloro che non sono stati cresciuti secondo questa ottica (e mi riferisco a coloro che hanno dai 35 anni in su), però il futuro non ci riserva nulla di quello che ci ha fornito il passato finora. Solo i giovani possono quindi essere oggi la vera leva per introdurre ciò che sarà realtà tra alcune decine di anni.
Siamo in una fase di passaggio. Questo passaggio ci è costato caro perché se andiamo a guardare oggi l’età dei candidati al consiglio comunale notiamo un grande vuoto in una precisa fascia d’età: quella tra i 25 e i 35 anni. E’ proprio quella fascia che ha subito questo lungo processo di trasformazione e che oggi appare se non concluso quanto meno delineato nei suoi aspetti salienti. Diamo quindi fiducia ai giovani perché solo in loro vive un sogno che proietta tutti al futuro. Io, giovane, sono stanco di un sistema che si erige e vive con lo sguardo rivolto al passato. Giriamo la testa di 180 gradi e proiettiamoci con un’aria nuova al futuro che vogliamo vivere da attori principali e non secondari.
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